Ma le immagini di Panfilov, cosi precise da apparire quasi iperrealiste (e caricarsi quindi di una sorta di autoironia smitizzante) tolgono immediatamente ogni impressione di agiografia accademica. Che mostri lo Zar o Lenin, Panfilov sfugge costantemente alla grandiloquenza: si attacca ai dettagli più umili (gli interni delle abitazioni) o più curiosi (la zanzara spiaccicata sul cranio di Lenin, che forma una macchia rossastra come quella di Gorby...), fa piccolo l'aneddoto per renderlo più emozionante. La manifestazione dei primi rivoluzionari raccoglie quattro gatti: ma quando la Madre, interpretata dalla commovente Inna Tchourikova, si cuce una bandiera rossa per indossarla come uno scialle, il mito si fa espressione di tutta la dignità che occorre all'essere umano.

La semplicità, l' umile efficacia inventiva dello sguardo registico di Panfilov nei duecentoventi minuti di LA MADRE , riescono a compiere il miracolo di trasformare un progetto apparentemente improponibile in questo momento storico in un poema dolorosamente vicino all'uomo, al di là da ogni speculazione teorica ed intellettuale.